Articoli per la rivista Italia Uomo Ambiente di Pronatura Firenze
Da agosto 2018 Gabbie Vuote collabora con la Rivista Italia Uomo Ambiente di Pronatura Firenze
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La domanda che ci dovremmo porre, con le parole di Jeremy Bentham, non è: "possono ragionare? nè: possono parlare? ma: possono soffrire?"
La risposta scontata risulta a tutti comprensibile: sì, possono soffrire.
E soffrono molto gli animali destinati alla vivisezione. Rinchiusi per mesi in piccole gabbie, in totale assenza di stimoli.
In Italia sono 3000 al giorno, in Europa 12 milioni ogni anno ma la sterile lobby vivisettoria è come le tre scimmiette: non vede, non sente, non parla.
Il ricatto è facile, gli interessi miliardari.
Il movente è sempre lo stesso: lo sfruttamento del forte sul debole. Ma la forza non è il diritto.
Gli animali sono soggetti di una vita (Tom Regan), hanno madri e padri, spesso anche fratelli e amici, hanno un’infanzia, una gioventù e una vecchiaia: attraversano le varie fasi della vita in modo molto simile a quello degli umani.
Si sfruttano gli animali perchè esseri deboli e diversi che non possono difendersi, con lo stesso principio che regolava e regola lo sfruttamento di minoranze umane deboli o diverse: razza, sesso, religione, appartenenza.
La storia è piena di esempi fino ai nostri giorni.
Ma si utilizzano anche le persone perchè in definitiva tutte le norme nazionali ed internazionali tendono ad affermare che senza diretta sperimentazione sull'uomo i farmaci sarebbero somministrati senza adeguate conoscenze cliniche nonostante la precedente sperimentazione animale.
La maggior parte delle cavie umane, infatti, non proviene né da classi ricche ed istruite né dalla “razza” dominante, né da quelle classi sociali con il potere di affermare e far rispettare i propri diritti.
Le vittime della vivisezione umana sono reclutate a forza tra le fila dei bambini piccoli (specialmente orfani), dei vecchi, dei malati di mente, dei poveri, degli analfabeti, delle “razze inferiori”, degli omosessuali, dei soldati, dei prigionieri di guerra, dei carcerati.
Gli animali da sperimentazione vengono prelevati dalle loro gabbie, immobilizzati. Poi utilizzati.
Infine: "sono già stati sufficientemente annegati, shockati, bruciati, affamati, feriti, deprivati socialmente, accecati, resi muti, tenuti svegli a oltranza. I loro cervelli sono stati cotti, le loro membra divise, i loro organi interni schiacciati abbastanza. Sono stati loro indotti attacchi di cuore, ulcere peptiche, paralisi, attacchi epilettici. Gli sono state fatte forzosamente fumare abbastanza sigarette, bere alcolici, ingerire eroina e cocaina. Sono stati sufficientemente utilizzati in dimostrazioni scolastiche, in laboratori di college, in troppe sessioni di pratica chirurgica. Sono stati anche sufficientemente utilizzati come bersagli viventi in esperimenti militari, anche nucleari, chimici e biologici. Gli è stato fatto ingerire ogni genere di liquido per freni o addittivo per auto. I loro occhi sono stati accecati con sverniciatori e struccanti, la loro nuda pelle è stata esposta a sufficienti sostanze caustiche, a tutti i solventi e agli agenti chimici industriali." Tom Regan: La mia lotta per i diritti animali.
Tuto questo da vivi e, in alta percentuale, senza anestesia. Urlano? Si dibattono? Certo. Ma nessuno li ascolta.
Si può assimilare all'uomo un cane, un topo, una scimmia? Un gatto?
Un gatto trattato con aspirina rischia di morire dissanguato. Nutrito con l’Amanita phalloides, fungo per noi fatalmente velenoso, conserva ottima salute.
Gli esperimenti sugli animali ci danno informazioni sugli animali, non sulle persone. Il risultato di studi compiuti sugli animali non può mai garantire la sicurezza o l'efficacia delle medicine o di altri prodotti destinati agli esseri umani, a causa delle differenze biologiche, anatomiche e biochimiche fondamentali tra le specie. Esistono innumerevoli esempi di medicinali testati sugli animali che sono stati immessi sul mercato come sicuri per poi causare effetti collaterali gravi e addirittura il decesso degli umani. Dalla talidomide al TGN1412.
Si pensa che l'utilizzo di animali ai fini sperimentali sia un male necessario perchè grazie a loro possono essere salvate vite umane. Eppure sono molti gli scienziati contrari a questa pratica, in alcuni casi anche solo ed esclusivamente per ragioni scientifiche.
Studiare la complessità dell'organismo umano ricorrendo agli animali come modello è un grossolano errore metodologico poichè si vuole sostituire la complessità umana utilizzando organismi altrettanto ma diversamente complessi.
L'approccio scientifico prevede di conoscere perfettamente il modello su cui si lavora e questo non avviene.
Anche volendo tralasciare le ragioni etiche (quelle che rendono l'uomo pienamente umano), la sperimentazione animale è comunque una prassi grossolanamente errata e obsoleta, soprattutto se si guarda alle nuove metodologie oggi disponibili: osservazione dei malati, studi epidemiologici, modelli matematici, ricerca su cellule e tessuti coltivati in vitro, tecnologie in continua evoluzione come i chip al DNA.
In Europa esiste un Istituto di ricerca, l'ECVAM, per lo studio, la validazione e la diffusione di tali metodi sostitutivi più predittivi, rapidi ed economici. Questo Istituto viene finanziato dagli Stati membri, dall'industria, dalle organizzazioni animaliste ma non dal grande pubblico che invece finanzia la vivisezione attraverso le campagne di raccolta promosse dalle compagnie telefoniche e dai mass media.
In Italia è stata promulgata la Legge 413/1993 "Norme sull’obiezione di coscienza alla sperimentazione animale” che, caso unico nel Diritto, recita esplicitamente all'art. 3 comma 5: "Tutte le strutture pubbliche e private legittimate a svolgere sperimentazione animale hanno l'obbligo di rendere noto a tutti i lavoratori e gli studenti il loro diritto ad esercitare l'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale".
Da una indagine recentemente effettuata, risulta però che le Università che hanno l'obbligo di "massima pubblicità", non diffondono la legge come previsto.
Negli Stati uniti il Consiglio Nazionale delle Ricerche (NRC) sta avviando un cambiamento, definito dal Consiglio stesso "epocale”, sui metodi di sperimentazione biomedica. Anche le maggiori riviste scientifiche: Science, British Medical Journal of Applied Animal Welfare e in particolare Nature, pubblicano articoli che contestano la sperimentazione animale quale metodo scientifico, definendola “cattiva scienza” mentre il Rapporto “Toxicity Testing in the XXI Century: a Vision and a Strategy 2007" parla della necessità di un radicale cambiamento di paradigma.
Perchè i metodi sostitutivi non hanno eliminato del tutto il ricorso agli animali?
I motivi sono vari: inerzia culturale, paravento giuridico, comodità, la difesa di un ordine precostituito da parte di coloro che sono al suo interno. Abbandonare l'uso di animali significherebbe investire per riconvertire laboratori, smantellare allevamenti e stabulari, significherebbe anche tagliare fuori dal mercato le grandi multinazionali che allevano e forniscono animali a tutto il mondo.
Tra questi allevamenti quello di Green Hill a Montichiari BS, tristemente famoso per le molte manifestazioni di protesta, successivo sequestro e affidamento dei cani in adozione a privati.
I cani beagles di questo canile venivano inviati alla vivisezione. Non erano cani come gli altri, animali d'affezione protetti dalla legge che ne vieta il maltrattamento l'abbanodno e l'uccisione. I beagles di Green Hill si potevano, e si son potuti, torturare e uccidere.
Per concludere:
un concetto autorevole:
Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda. Infatti, a causa della stupidità della maggioranza degli uomini, è molto più probabile che un giudizio diffuso sia sciocco piuttosto che ragionevole.
Bertrand Russell
e una speranza possibile:
Avviene spesso che la credenza universale di un’epoca, dalla quale nessuno era libero senza uno sforzo straordinario di genialità o coraggio, diventi in un’epoca successiva un’assurdità talmente evidente che l’unica difficoltà è di capire come tale idea fosse mai potuta apparire credibile.
John Stuart Mill
Firenze, maggio 2014