Articoli per la rivista Italia Uomo Ambiente di Pronatura Firenze
Da agosto 2018 Gabbie Vuote collabora con la Rivista Italia Uomo Ambiente di Pronatura Firenze
Animali non esseri, ma cose
“Tutta la nostra società è costruita sullo sfruttamento degli animali non umani: uccisi per l’alimentazione, vestiario, divertimenti di varia natura e ricerca scientifica, i non umani stanno al mondo sostanzialmente per garantire un benessere totale alla specie Homo sapiens” . “Tutta la società è costruita per dare spago alla violenza: e la violenza genera violenza. Se si vuole andare contro la violenza, espressione tipica dell’antropocentrismo, bisogna mettere in discussione la violenza in quanto tale; una delle più efferate, e forse la più priva di senso, è quella che Homo sapiens dedica agli animali”. Leonardo Caffo in Fragile umanità.
Numero di animali uccisi al minuto nel mondo alle ore 13.20 del 28 ottobre 2018:
347.103 animali acquatici
177.003 polli
8.724 anatre
4.798 maiali
3.305 conigli
2.665 tacchini
2.056 oche
1.986 pecore
1.331 capre
1.126 mucche e vitelli
251 roditori
243 piccioni e altri uccelli
89 bufali
62 cani
15 gatti
15 cavalli
12 asini e muli
8 cammelli e camelidi
www.gabbievuote.it/vegetarismo-questo-sconosciuto.html Umberto Veronesi
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"Ci sono esseri umani che riescono a comprendere solo le proprie sofferenze, i propri dolori ed i personali desideri. Vi sono altri individui che estendono questi sentimenti ai propri cari, ai familiari più intimi. Altre persone ancora allargano l'orizzonte della comprensione e della solidarietà agli individui della propria categoria, specie e razza. Esseri umani il cui sguardo ha la forza di attraversare i monti i mari e gli oceani, si prodigano per i disgraziati del mondo intero. Infine ci sono individui dalle fattezze sovrumane che somigliano ad extraterrestri: piccoli, verdi, con le antenne e tre occhi. Non lasciano tracce al suolo ed hanno un esiguo impatto ambientale. Vedono attraverso i muri ed il tempo: riescono a soffrire persino per un animale, si emozionano per il canto di un uccello e si appassionano per il destino di esseri viventi diversi da loro, brutti e lontani" (Animali a(r)mati di Stefano Apuzzo).
Questi individui disarmanti sono il futuro della società. Un sogno? Un'illusione? Un’utopia? Pensare che la situazione in Italia, nel mondo, cambi dall'oggi al domani è sì utopia, non possiamo ottenere tutto e subito, ma un passo alla volta; camminare verso l’utopia rende il sentiero fertile, la coscienza ricca e la vita liberata.
Chi quotidianamente e attivamente si occupa di diritti animali tende a sviluppare, in virtù di una predisposizione naturale (vinciani), di una illuminazione (damasceni) o attraverso l’esperienza (temporeggiatori), un forte stato di empatia nei riguardi degli animali non umani; costui non pone mai una linea di demarcazione tra il dolore degli animali umani e quello degli animali non umani, riconosce ad entrambi pari dignità e pari diritto alla vita.
Questa straordinaria capacità di “sentire dentro”, di andare non solo verso l’altro, ma anche di portare costui nel proprio mondo, è un potente mezzo di cambiamento, uno strumento necessario a farci comprendere fino in fondo l’infinita sofferenza che si abbatte quotidianamente sugli animali.
Per generazioni le antiche culture tribali si sono tramandate in tutto il mondo il rispetto per l'Intelligenza della natura, l'idea cioè che ogni cosa è collegata (quella che molto più tardi avremmo definito la Teoria del Caos) e che non riceviamo la Terra in eredità dai genitori ma in prestito dai figli. Ritornare allo spirito iniziale, non soccombere alle tecnologie omologanti delle multinazionali che vedono negli esseri viventi materia di guadagno e, classificandosi come le maggiori concentrazioni di ricchezza al mondo, condizionano le scelte di tutti. Ormai lo sappiamo: i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Non possiamo accettarlo, la Terra è patrimonio incontestabile dell'umanità tutta e ogni essere vivente ha il diritto di vivere la vita che gli è stata data.
In agricoltura, con la diffusione di pesticidi pericolosi come il glifosato che uccide le api ("Quando le api spariranno all' uomo resteranno solo 4 anni di vita". Albert Einstein) e nella caccia con il rilascio sul terreno, nell’acqua e nel corpo degli animali del piombo delle cartucce (dichiarato dall'OMS il più pericoloso dei veleni) e con tante altre pratiche abominevoli, si fa ricchezza, si condizionano le scelte, si governa l'umanità. Siamo arrivati a voler inserire nella nostra alimentazione tradizionale basata sulla dieta mediterranea Patrimonio immateriale dell'Umanità, anche gli insetti e i vermi. Perchè? Qualcuno intende guadagnare lanciando le casseruole oltre l'ostacolo ma sempre in direzione portafoglio.
Con la popolazione mondiale destinata a crescere, dagli attuali 7 miliardi ai 9-10 miliardi di persone entro la metà del secolo, garantire l’accesso al cibo sufficiente per tutti è una delle più grandi sfide del nostro tempo. Siamo ormai abituati agli slogan dettati dagli interessi dell’industria agroalimentare, che sostengono come sia necessario aumentare la produzione. Con questo si intende generalmente rinchiudere gli animali in mega allevamenti, togliendoli dai pascoli sostituiti da cereali coltivati con l’aiuto di pesticidi chimici e fertilizzanti. Guadagnare sempre e comunque. Anche se si diventa obesi (710 milioni di persone nel mondo), anche se 821 milioni di persone, in continua crescita, soffrono la fame e la sottonutrizione (Rapporto The state of food security and nutrition in the world 2018).
Ciò che l’industria dell’allevamento intensivo non ammette è che il sistema attuale produca già sufficiente cibo per nutrire tutti, e anche di più. L’allevamento intensivo rappresenta un terzo della produzione globale ed è responsabile di alcuni dei maggiori danni alla salute pubblica e all’ambiente e della più grande inefficienza alimentare del pianeta. Infatti, fra i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile stilata dall’ONU, compare il cosiddetto “target zero” che si propone di “porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”.
Ribellarsi alle imposizioni dei detentori del potere economico e rispettivi adepti è facile, ogni individuo ha la possibilità di indirizzare il mercato con le proprie scelte. Ognuno di noi può fare la differenza. Il metodo? Informarsi.
Considerare entità del tutto separate gli animali e la carne del loro corpo, rappresenta una contraddizione etica inaccettabile. Certamente non aiuta a conseguire "il pieno sviluppo della persona" (Art. 3 comma 2 della Costituzione) l'atto di immobilizzare, appendere, sgozzare, decapitare, spellare, eviscerare, segare, fare a pezzi, annegare, mutilare, infettare..... corpi di animali. Pensiamo anche alla macellazione rituale di ebrei e musulmani che sacrifica gli animali coscienti per rispettare un superabile rito religioso, vecchio di millenni quando la scienza e la tecnologia non esistevano e che fagocita ogni legge sul benessere degli animali rendendola pura ipocrisia.
Occorre ripensare il modello di produzione del cibo. Oggi infatti il 50% dei cereali e il 90% della soia prodotti a livello globale servono a nutrire gli animali degli allevamenti e con l’acqua che si consuma per produrre un kg. Di carne di manzo (15.500 litri) potrebbero essere prodotti 4,5 kg di riso, quasi 12 kg. Di grano, 86 kg. Di pomodoro, 52 litri di latte di soia. La capacità di un ettaro di produrre carne, latte e uova per sfamare 5-10 persone corrisponde a quella di sfamarne 20-30 se l’ettaro fosse coltivato a cereali, verdure, frutta e grassi vegetali.
L’Università di Oxford, in una ricerca pubblicata sulla rivista Nature, sostiene che nutrire circa 10 miliardi di persone nel 2050 sarà possibile solo cambiando il modo in cui mangiamo e il metodo in cui produciamo cibo.
La maggior parte degli animali, miliardi di animali, soffre ogni singolo minuto della propria esistenza. Sono fisicamente malati, minati da malattie croniche e debilitati. Sono annientati psicologicamente, oppressi dal sommarsi di disorientamento e depressione, sono ombre tragiche e patetiche dei loro forti antenati. Sono molte le modalità cruente di manipolazione, tortura, uccisione che noi umani utilizziamo per sfruttare gli animali ma, il numero dirompente, travolgente, inaccettabile di animali uccisi è dovuto all'alimentazione.
Nel suo libro "Ecocidio. Ascesa e caduta della cultura della carne", Jeremy Rifkin (uno degli economisti più famosi, sociologo, saggista) formula una precisa accusa verso la "cultura della carne" imperante in Occidente, che sarebbe responsabile da un lato di numerose malattie, dall'altro di enormi squilibri ecologici e della sottrazione di grandi quantità di cereali all'alimentazione umana, incrementando così la povertà e la fame nei paesi del Terzo Mondo.
Mentre da un lato c'è chi propone all'Unesco di far entrare la bistecca alla fiorentina nel Patrimonio dell'umanità come se la crudeltà con la quale si ottiene dovesse rappresentare un valore (dimenticando inoltre o non dando alcun peso a quanto dichiarato, già nel 2015, dall'Organizzazione Mondiale della Sanità confermato, nel 2017, dalla rivista scientifica British Medical Journal, che le carni rosse e le carni processate come wurstel, hotdog, insaccati, salsicce...., sono cancerogene, con una mortalità che può arrivare al 26%), dall’altro come Richard Brenson milionario fondatore di Virgin Group e Bill Gates fondatore di Microsoft, investono nella nascente tecnologia che permetterà di mangiare carne senza uccidere gli animali. La start up Memphis Meat sta investendo dal 2016 sui primi esperimenti di carne sintetica in laboratorio partendo dalle cellule degli animali.
Un altro grave problema è lo spreco alimentare. Ogni anno in Europa si sprecano 88 milioni di tonnellate di vegetali tra frutta e verdura per un costo complessivo di 143 miliardi di euro (studio appena pubblicato su Waste Management ).
Nel Regno Unito si sono attivate catene (come Lidl) che intendono ridurre gli sprechi alimentari con l'iniziativa "Too good to waste" che vendono a basso prezzo cassette di frutta e verdura "anti spreco" mentre i supermercati Asda hanno introdotto la "wonky veg box", assecondati da Morrisons e Tesco.
Il Governo britannico intende presentare ulteriori azioni per ridurre lo spreco alimentare da tutte le fonti tenendo conto che, secondo le ultime stime, soltanto in Gran Bretagna oltre 250 milioni di pasti all’anno, facilmente disponibili e perfettamente commestibili non vengono consumati ma inviati come rifiuti in impianti di incenerimento e trasformazione. Anche in Italia si verifica la stessa situazione.
Perciò, come ci dice uno dei massimi filosofi dell’animalismo e antispecismo, occorre agire e reagire perchè: “Di fronte a noi si erge un’enorme muraglia rappresentata dall’oppressione perpetrata a danno degli animali, da abbattere progressivamente, togliendo un mattone per volta” (Gabbie vuote di Tom Regan). Lo dobbiamo fare anche per noi umani, per riappropriarci della nostra dignità.
Firenze, settembre 2019
Mariangela Corrieri
Presidente Gabbie Vuote ODV Firenze