PIU SPAZI GRANDI PER LIBERARE I CANI SI FARANNO
MENO CANI RESTERANNO NEI CANILI.
Sherley J. Moore
Sarebbe bene che le persone con competenze decisionali, sapessero quanto segue.
Se vogliamo evitare i casi di cani che attaccano altri cani dobbiamo intervenire alla radice del problema. Cioè capire il perché di questo comportamento e agire senza ulteriori indugi.
I cani, come le persone, devono imparare a rapportarsi agli altri fin da cuccioli. Devono imparare il linguaggio dei propri simili e i rituali canini sviluppati proprio per evitare spargimenti di sangue. Non nascono ‘imparati’ come si dice.
Questo si chiama SOCIALIZZAZIONE. Ogni padrone di cane dovrebbe tenere bene in mente che i cani sono animali sociali.
Se non portiamo i nostri cani in luoghi dove possono imparare a giocare, se non gli diamo l’opportunità di comunicare fra loro, avremo sempre cani che, alla vista di un altro cane, si sentono insicuri perché non sanno come potrebbe comportarsi l’animale che hanno di fronte. In una parola questi cani non sanno interpretare il comportamento dell’altro. L’ignoranza, come fra persone, genera diffidenza e paura e molto spesso uomini ed altri animali, quando sono impauriti diventano aggressivi.
Ogni animale dovrebbe essere condotto tutti i giorni in un’area cani, quello spazio recintato e illuminato e grande almeno 3.000 metri quadrati dove i cani possono stare liberi dal guinzaglio. Spazi inferiori a 3000 mq risultano troppo piccoli e alcuni cani, quelli più territoriali, se ne ‘appropriano’ aggredendo chiunque altro vi entri.
Gli spazi troppo piccoli creano un altro problema: entro poco tempo l’eccessiva quantità di urina e feci fanno sì che l’erba non cresce più, e quando piove l’area diventa fangosa, quindi giocando i cani si sporcano. A questo punto i proprietari non vi portano più il cane perché non vogliono portare a casa un cane sporco. Senza parlare del problema dell'igiene pubblica.
La socializzazione è essenziale anche per avere un cane sereno, cioè un cane che possa correre liberamente, giocare, rapportarsi con altri cani sviluppando tutto il suo potenziale naturale di creatura sociale. Cani privati del loro innato bisogno di comunicare fra loro, diventano cani ‘difficili’, distruttivi in casa, agitati, abbaioni, e incapaci di stabilire relazioni reagendo anche con paura o aggressività (spesso tutte e due).
Più il cane si comporta ‘male’ meno viene portato fuori. Questo esacerba la frustrazione e provoca nevrosi. Di conseguenza la situazione peggiora di giorno in giorno finché il cane viene isolato, privato della compagnia canina, defraudato di stimoli mentali e il conseguente comportamento indesiderabile nel disfarsi dell'animale portandolo al canile. A questo punto è un animale totalmente snaturato, sofferente e psicologicamente distrutto.
Per evitare la possibile diffidenza fra cani, occorrono molte aree recintate e, come detto, della misura minima di 3000 mq. ciascuna, con bidoncini per gli escrementi e con illuminazione per i pomeriggi invernali e le ore serali. (L’illuminazione potrebbe essere prodotta da pannelli solari collocati su ogni lampione).
Trovo alquanto stupefacente che lo Stato e i Comuni spendano milioni di euro per fare pubblicità contro gli abbandoni, per incoraggiare le persone ad adottare un cane dai canili, per organizzare la lotta al randagismo quando poi impediscono al padrone di tenere il proprio cane correttamente, riducendo o vanificando di fatto le misure positive programmate in precedenza. Questo è particolarmente grave adesso che la recente normativa obbliga a tenere il cane sempre al guinzaglio non più lungo di 1,50m. Questa norma andrebbe benissimo SE fosse compreso nella stessa legge l’obbligo da parte dei comuni di predisporre aree recintate di minimo 3000 metri quadri per massimo 20 cani. Non si può pretendere che soltanto chi dispone di un mezzo e ha voglia di passare un’ora ogni giorno nel traffico, possa assolvere a tale bisogno del proprio animale. Senza parlare dell’inquinamento atmosferico, del consumo di carburante, delle spese inutili, ecc.
Quindi è assolutamente anti-economico che il comune risparmi sui giardini per cani quando poi spende molto per mantenere i cani in canile, dove soffrono anche di depressione riducendo così ulteriormente quelle poche possibilità di essere adottati da persone pazienti disposte a guarirli dalla paura. So, per la mia lunga esperienza di volontariato in canile, che molti dei cani (forse il 30%) presi in adozione vengono restituiti perché troppo ‘agitati’ (nevrotici) oppure ‘apatici/indifferenti’ (depressi).